Articolo di Martina Attanasio
Martina Dini nasce a Livorno nel 1983 e vive a Roma dal 2006. Attrice, regista e formatrice teatrale, per anni lavora in varie compagnie d’Italia e fonda nel 2018 il progetto di formazione permanente VivaVoce – Laboratorio di Lettura Interpretata, instaurando collaborazioni con varie realtà culturali della Capitale e dintorni.
Ex libraia, è stata tra le fondatrici di due librerie indipendenti romane ed è Counselor a mediazione artistica. Dal 2020 è inoltre Vicepresidente dell’Associazione Culturale “Liberi Circuiti”, per la quale crea e cura il progetto “Scrittrici Scomparse”, una serie di reading e spettacoli teatrali dedicati alle opere di autrici dimenticate della nostra letteratura e non solo. Nel 2019 esce, per Lebeg Edizioni, la sua prima raccolta poetica, “Interno giorno”.
Del 2022 è la sua seconda raccolta, “Di tutto rimane il silenzio”, pubblicata da L’Erudita.
Quando e come ti sei avvicinata alla poesia, da che esigenza scaturisce in te?
Ti rispondo partendo da un ricordo. Da adolescente ho avuto per un breve periodo una compagna di classe che, quando arrivò da noi, aveva appena pubblicato un romanzo. Mi piacque subito e legammo, così una sera le confessai che spesso mi venivano in mente delle parole, dal niente (almeno apparentemente), e che quelle parole andavano a comporre immagini nella mia testa. Lei ascoltò con attenzione e mi rispose seria: “Allora vuol dire che sei una poetessa”.
Credo che sia iniziata lì la mia storia con la poesia, anche se è stato solo abbondantemente dopo i vent’anni che ho cominciato a scrivere versi con regolarità e ancora più tardi a sentire che quella era la mia voce più autentica. L’esigenza però credo sia sempre stata la stessa, anche se non mi è stata subito chiara: avvicinarmi quanto più possibile all’essenza delle cose, a partire dall’essenza di me stessa.
Il tuo ultimo libro, Di tutto rimane il silenzio, come lo descriveresti con tre aggettivi e a chi è rivolto?
Direi che è un libro grato, nel senso che parte dalla consapevolezza della meraviglia della vita e dell’essere umano, pur addentrandosi nelle contraddizioni, nelle difficoltà e nelle cadute che contraddistinguono l’una e l’altro e che sono parte probabilmente ontologica del tutto. È anche un libro autentico e libero, non condizionato cioè dalla necessità di rispondere ad un’immagine precostituita di chi lo ha scritto e del mondo, ma che al contrario ha la sua genesi nel bisogno di risalire a cosa c’è andando a scarnificare questa immagine. Diciamo che il tentativo almeno, è autentico e libero.
Onestamente non l’ho scritto pensando di rivolgermi a qualcuno in particolare, senz’altro è per chiunque, leggendo magari quest’intervista, abbia sentito un campanello che diceva che forse, dentro, potrebbe esserci qualcosa di suo.
Questa è la tua seconda raccolta poetica, la prima è stata Interno giorno, in cosa sono sostanzialmente differenti?
“Interno giorno” nasce da un percorso che mi ha portato a scoprire e a voler affermare di esistere veramente, con tutto ciò che nel tempo e nello spazio è diventato parte di me (come lo è di ogni essere umano): bisogni, risorse, imperfezioni, relazioni, sogni, scoperte, paure, spinta verso l’Infinito, richiamo alle radici.
“Di tutto rimane il silenzio” si domanda che cosa rimarrebbe togliendo tutto questo, se, al netto di tutte queste istanze, di me (di noi tutti), resterebbe qualcosa e che cosa. Credo si possa dire che in qualche modo mettano in atto procedimenti inversi, ma senza il primo, probabilmente non sarebbe potuto esistere il secondo.
Secondo te sta cambiando l'approccio alla poesia, anche dal punto di vista del mondo dell'editoria?
Credo di sì, mi sembra che, parlando dell’Italia, nell’ultimo decennio almeno si stia tornando ad attribuire alla poesia il significato di forma artistica che le è proprio dalle origini, iniziando così a svincolarla dal preconcetto che sia necessariamente materia per pochi eletti.
Dal punto di vista editoriale questo si è tradotto in una maggiore attenzione per la produzione contemporanea nostrana, in qualche caso anche straniera, come testimonia anche la nascita di importanti Premi Letterari dedicati, ad esempio, recentissimamente, il Premio Strega Poesia.

Se fossi un libro saresti?
Devo confessarti che appena ho letto questa domanda ho pensato: “Aiuto, come faccio a sceglierne solo uno?!”.
Pensandoci però, non potrei non scegliere un libro che attraversa e accompagna la mia vita sin dalla mia adolescenza, a cui torno in cerca di me ogni volta che ne sento il bisogno e che ogni volta mi tradisce, contravvenendo alle mie aspettative e nel fare questo, mi racconta verità che non sapevo vedere: la raccolta poetica di Emily Dickinson, che ho nell’edizione Feltrinelli chiamata “Silenzi”.
Chi sono le tue scrittrici di riferimento?
Parlando di poetesse, senz’altro Emily Dickinson e Alda Merini: la raccolta “Silenzi”(che citavo precedentemente) e “La Terra Santa” sono state come fulmini per me, in grado di dirmi esattamente come mi sentivo in determinati momenti della mia vita. Ed è così ancora oggi.
Un incontro successivo, ma altrettanto folgorante, è stato quello con Sylvia Plath, la cui scrittura ha la capacità di raccontarmi ogni volta qualcosa che mi sembra di non conoscere, e che allo stesso tempo risuona in me con una forza quasi atavica.
Infine cito Antonia Pozzi, che per la prima volta mi ha dato la sensazione di potermi vedere da fuori e di dirmi che sì, potevo farmi una carezza.
Progetti futuri?
Sto studiando per dare luce al nuovo reading del progetto “Scrittrici Scomparse”, nato dalla sinergia tra il laboratorio di lettura interpretata VivaVoce, di cui sono fondatrice e direttrice artistica, e l’associazione culturale Liberi Circuiti, che insieme ad amici e colleghi ho fondato nel 2020; il progetto è dedicato alle scrittrici della nostra letteratura e non solo, che nel tempo sono state dimenticate, sono finite più o meno in cantina e nasce per rendere loro omaggio e per contribuire con i nostri mezzi a ridar loro voce e a riportarle all’attenzione di lettori ed editori. Nel marzo scorso ha debuttato, e da allora continua a girare, il primo reading del progetto, dedicato ad Ada Negri e alla sua opera “Le Solitarie”. Spero che nel 2023 vedrà la luce la nuova tappa, ma, come dicevo, ci sto ancora studiando su!
Foto di copertina © Roberta Sanna
